Gupis - Gilgit - 7 agosto
Notte tranquilla, sveglia allegra e poi “tutti via!”. Il cielo è sereno, c'è fresco ma fra poco uscirà il sole ora coperto dal crinale e tutto si scalderà. Le ore che ci dividono da Gilgit scorrono veloci, passiamo la confluenza con il fiume Yasin e con la strada che porta al villaggio omonimo. I villaggi mostrano sempre più la vicinanza del “progresso”. La strada è sempre in condizioni terrificanti, seppur ben tenuta. Affrontiamo spesso ardite manovre di incrocio con trattori e jeep che procedono in senso opposto. Calcoliamo i chilometri che mancano: Gakutch -72, Singal -54, Punjal -34; Ecco un enorme lungo ponte con due altissimi piloni costruito dai cinesi: segnala che ormai siamo arrivati vicino alla Karakorum Highway! Gilgit! Gilgit! Attraversiamo la cittadina e giriamo un po’ per alberghi. Alla fine troviamo posto al Park hotel, mentre il Karakorum di Chiara sta all’Hunza Inn. Ma ho poco tempo per scoprire la città. Appena cambiato, ritorno alla PTDC con Chiara per contrattare trek, guide e portatori. Tutto come in Chitral: anche qui ne sappiamo più noi del personale locale! Chiacchieriamo con una gentile grassa signora, molto energica nelle sue richieste, e riverita dal personale dell'albergo della PTDC. Salutandoci, lascia cadere la frase che ella è la figlia del mir di Hunza. Si allontana con i suoi dollari, la sua gentilezza, mentre mister Saif si sprofonda in inchini.
Girare per Gilgit non è difficile, specie con la mappa fornita dalla Lonely
Planet e dall'altra guida. Il bazar è simpatico, ma il negozietto che attrae
maggiormente è la libreria di un cinese, con una miriade di libri
specializzati su Chitral e Gilgit. Tantissime e costose riedizioni
anastatiche dei diari stampati sulla fine dell'Ottocento. “La riconquista di
Chitral”, “Jammu e Kashmir” ed altre ristampe, carte carta azzurrina con i
caratteri del tempo ed il sapore della conquista inglese. C’è gente che gira per vedere montagne, c'è gente che gira per conoscere popoli e ci sono persone che vengono a vedere i luoghi delle loro fantasie come li hanno conosciuti attraverso le avventure dei britannici che si inoltravano in lunghe spedizioni fra queste valli. Guardarsi attorno, cancellare dalla vista le jeep e dirsi che nulla è cambiato da quando le spedizioni per Malakand è passata da qui. Spesso faccio così, ma è sempre una sensazione che mi sfugge, forse perché continuo a voler paragonare ogni viaggio in Himalaya al lunghissimo trekking nello Zanskar che mi ha lasciato il sempre vivo desiderio di trovarmi in un arido deserto di montagne, per giorni e giorni, calpestando tracce che raramente vedono l'impronta di uno scarpone!
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