il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Hindukush Karakorum

28 luglio - 20 agosto 1983
con AnM e Marco Vasta nel Nord del Pakistan

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Naltar - 3.270 - 9 agosto

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L'entusiasmo dello sposo...
Cime
Il laghetto di Naltar

C'è un bel sole ed il cielo è azzurro sopra di noi quando riusciamo a partire per il primo giorno di cammino. Purtroppo verso est, alcune nuvolette, per ora basse nella valle cominciano ad alzarsi.

Si parte in allegra brigata, i portatori vanno come razzi per i fatti loro. Mister Wali, la guida assegnataci, per ora non fa passo se non mi muovo anch'io. La processione si snoda fra una vegetazione bassa e piano piano prendiamo quota, ma la valle si innalza senza troppi dislivelli. Le vallette laterali non sono lunghe, al massimo qualche chilometro e le cime sono molto belle, roccia e ghiaccio, ma difficile valutarne l'altezza.

L'incontro più bello che facciamo e con un corteo che procede in senso inverso: uno sposo, pittorescamente coperto da un mantello ricamato, va verso il villaggio dell'amata: porta al collo un ciondolo con un cuore, ornato di quegli argentei festoni che noi mettiamo sugli alberi di Natale. Per un paio d'ore ci teniamo sulla sinistra orografica, il sentiero non è difficile, segue all'incirca il corso del torrente, solo in un punto via un guado affrontabile con qualche scivolone sulle pietre. Talvolta ci allontaniamo e ha un po' dalla riva ma il percorso è quasi obbligato, non c'è pericolo di perdersi.

Dopo avere attraversato il torrente su un ponte di tronchi. ci troviamo in un villaggio fatto da miserissime capanne coniche, pochi tronchi disposti in cerchio e ricoperti di terra. Da lontano sarebbe difficile riconoscere un abitato in questo terreno smosso. Un portatore sostiene che siamop in località Bangla. Alcuni bambini festosi ci circondano. L'insegnamento è stagionale.: alcune pecore e qualche bovino si aggirano nei dintorni, rosicchiando gli arbusti.

All'improvviso, dopo un boschetto di betulle, ci troviamo al lago di Naltar: una verde pozza d'acqua in cui galleggia qualche tronco ricoperto di muschio (quota 3.090).

Per i portatori è un posto tappa. Cominciamo le discussioni per convincerli andare avanti. Da un lato i portatori, dall'altro lato c'è il gruppo, o meglio alcuni del gruppo, che premono per proseguire. È in questi momenti che mi scoraggio e mi chiedo che devo stare calmo. Già che bisogna insistere con autorità  con i portatori, ma avere le spalle gente che preme e che sembra non capire quanto sia difficile trattare con i portatori ..

Insisti, insisti, i portatori ripartono, ma l'impressione che ci si voglia imbrogliare a vicenda rimane. Da un lato i portatori che vedono cambiato un posto tappa abituale, perché qui i trek abitualmente si fermano al lago, dall'altro mi amareggia dover avere alle spalle qualcuno che sembra non rendersi conto che siamo noi a dover abituarci ai loro ritmi. Gli uni che pensano di essere troppo sfruttati, gli altri che si sentono presi in giro dopo una tappa di solo tre ore. A me rimane l'amarezza di questa incomprensione. Dovrei non preoccuparmi, alla fine sempre si raggiunge una determinato obiettivo che è quello, ci si agiti o si faccia la voce grossa non importa.

Continuiamo lungo una piana sassosa. Il torrente si è suddiviso in un centinaio di rigagnoli. Alcuni si possono saltare con un balzo, altri seppur non profondi, obbligano a lunghi giri per non bagnarsi. Alla fine una morena, un'altro pianoro più breve e ci accampiamo vicino ad alcune capanne coniche. Potrebbe essere Nikokot o Shoni bassa. Ma non c'è problema. Hic manebimus optime!

Attorno sassi e betulle scortecciate. Un rigagnolo scende da un ghiacciaio laterale. Facciamo cucina presso un sasso. Siamo spesso al di là della morena per vedere se arriva l'altro gruppo. Favoleggiamo di aggredire e spacchettare le tende del Karakorum 1. I progetti sono reciproci. Si è creata un po' di tensione fra alcuni membri dei due gruppi. Mi stupisce questo astio vicendevole che per me è e resterà incomprensibile. È chiaro che trenta persone sono troppe in alcune situazioni, ma con un po' di buona volontà tutto si risolve. Ad ogni modo per ora non ci siamo incontrati, anche se il fumo che scorgo è sicuramente quello del loro campo: la betulla brucia male, fa molto fumo e poche calorie.

 
Cucina da campo Il fiato dei nevai Chiacchiere serali  

 

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