Peshawar - Ziart - 31 luglio
Il GTS invia regolarmente il bus che c'era stato mostrato ieri sera e pagato in anticipo con regolare ricevuta. È un bus "normale" color azzurro scuro (blu) con motore Fiat, certamente più spazioso di quelli privati ma meno variopinto. La partenza prevista per le 6:00 si sposta lentamente per ritardi vari alle 7:00. Dal forte di Peshawar, l'arteria segue all'incirca la Grand Trunk Road, l'antica strada imperiale che partiva da Delhi, verso Lahore ed il passo Kyber. Una targa riporta le distanze, ma curiosamente la fa partire da Islamabad! Delhi e l'India sono scomparse, rimane il ricordo di Kabul, quasi a rivendicare la presenza pakistana in Afghanistan. Sia che ci si diriga a Rawalpindi che in Chitral o nello Swat, usciti da Peshawar verso oriente si attraversa la fertile vallata di Peshawar, una larga e ben irrigata piana che si estende a nord e ad est della città fino alle pendici montuose dello Swat che fu il centro della grande cultura di Gandhara. Percorriamo la Grand Trunk Road fino a Nowshera in circa due ore e poi si volta a sinistra verso nord valicando il fiume Kabul su un moderno manufatto che ha sostituito l'antico ponte di barche. Sono sorpreso, pensavo che il fiume fosse afghano, ma è è una mia ignoranza geografica. L'Afghanistan non ha sbocchi al mare ed il fiume Kabul (sanscrito: Kubhā; greco: Κωφήν / Kophén; arabo نهر كابول Nahr Kabul) nasce dalle propaggini occidentali dell'Hindu Kush e e dopo aver attraversato la valle che porta lo stesso nome e bagnato le città di Kabul e Jalalabad passa in Pakistan nei pressi del passo di Khyber dove confluisce nell'Indo proprio qui, a monte di Nowshera. Abbiamo dovuto compiere questo lungo giro senza poter andare direttamente a Charsadda perché un ponte è rotto. Charsadda è una città antica, dal VI al II secolo a.C è stata capitale dello Swat nel periodo del regno greco bactriano di Ghandara. Il nome antico era Pushkalavati in sanskrito oppure Pushkawati in urdu: la città del loto. Il viaggio ha solo brevi soste per il tè e per il pranzo nei baracchini lungo la strada. La strada per il passo Malakand è ampia in confronto alle altre strade locali. Incrociamo spesso camion con la scritta Afghan Refugees. Sostiamo per ammirare dall'alto il paesaggio con la strada e le sue curve. Sotto di noi gli autisti, che sono due fratelli, ci indicano i variopinti resti di un bus precipitato nella scarpata con un salto di un centinaio di metri. Colorata è la sosta presso un campo militare. Qui un gruppo di soldati ammira la danza di un loro commilitone. Divisa nera con gli occhi ed i baffi, una danza dello Swat con figure a braccia alzate ed arcuate, passi con step, ma legati fra loro in un flessuoso, sinuoso e sensuale ondeggiare (leggi Scimitarre e feste di Agostino Rossi, partecipante HK1). Tre militari con tamburi e cornette accompagnano e ritmano i movimenti, assiste un ufficiale con divisa all'inglese, come al solito invidio la loro capacità di indossare i bermuda con dignità e non con la cialtronesca trasandatezza italica. Un autista ci fa notare che i soldati calzano i "sandali di Chakdara", un modello considerato fra i migliori. In fondo W. Churchill aveva scelto un posto simpatico per trascorrere la naja prima di fare l'eroe contro i Boeri (1). Si avvicinano due giovani musici ambulanti e chiedono di venire con noi fino a Dir e ce ne ripartiamo fra canti, scambi di canzoni e molta allegria. Accendo il registratore e lo passo a Nicola che sta davanti, proprio vicino al ragazzo con l'armonium, così avrò la musica per una eventuale proiezione di diapositive. L'harmonium portatile è una invenzione occidentale introdotta dai missionari inglesi ed è entrata nella musica indiana come strumento anche per canti religiosi. Chissà cosa in verità stanno suonando e cantando i due ragazzi... Il suonatore rasato batte il ritmo sulla tabla. Sono due tamburi , li tiene sulle ginocchia con i fondi contrapposti, mentre sta seduto sul cassone del motore. Sembra il più estroverso dei due vagabondi (non del dharma, perché qui siamo nell'islam e tutto è scritto nel kitab, come ricorda Omar Sharif al biondo El Laurence). Una sosta a Chakdara (da non confondere con Charsadda, il "char", ovvero quattro. crea confusione) permette di trovare informazioni sui bus per Mingora in vista di un possibile eventuale ritorno al sud e con entrata sulla Karakorum Highway a Beshum evitando di dover ripassare da Pindi. La strada diventa sempre più con tratti senza asfalto e con un'ultima salita siamo di nuovo fra gli alberi nella Valle di Panjikora ed arriviamo a Dir. La rest house ha uno spazioso giardino dove è possibile piantare le tende. Dir è un simpatico paese composto da tre o quattro vie di negozietti: meccanici, mitra e soprattutto la specialità del paese che sono i coltelli tascabili. Ciò che colpisce l'attenzione sono le jeep che arrivano cariche di ghiaccio e neve subito travasati nelle ghiacciaie e dalla ghiacciaia le Coca Cola si travasano nelle nostre gole. Sono le 16 quando si presentano un dignitoso anziano che dovrebbe essere il manager della PTDC o del GTS. Ad ogni modo è un boss locale. Seduti su alcuni charpoy, i letti di legno e corda (2), e circondati da un gruppo di aspiranti autisti, parliamo della possibilità di raggiungere Chitral con mezzi pubblici o privati. Domattina partirà un piccolo bus del GTS ma posso immaginarmi quanto sarebbe comoda questa soluzione. Lo vedremo alcuni giorni dopo arrancare verso Chitral con individui appesi alle porte ed alcuni francesi ci racconteranno come si sono trasformati in sardine per dodici lunghe ore puzzolenti. Il prezzo di una jeep (oggi, si dice 4x4) è di 850 rupie e 150 l'overnight, in pratica 1000 rupie, ma riteniamo convenienti le offerte perché possiamo ripartire subito alle 17, valicare il passo Lowari, dormire a Ziart ed essere per le 12:00 di domani a Chitral. Ci ficchiamo così su tre macchine: due pick-up Suzuki e una jeep. I bagagli li mettiamo tutti su un terzo pick up e saliamo verso il passo Lowari. Paesaggio alpino, alcuni accampamenti di nomadi afghani, nubi, poi la discesa verso nord. Le curve sono numerose e tagliano alcuni canaloni. In un punto la strada bianca attraversa una slavina e dobbiamo scendere per spingere le macchine che slittano sulla neve. è in questo punto che il ghiaccio viene tagliato con accette e badili e caricato sulle pick-up e sui truck e trasportato a Dir. A Ziart ci fermiamo presso l'ennesimo checkpoint. Qui il manager aveva consigliato di attendarci presso i Chitral Scouts, ma la caserma è al di là del torrente, dovremmo smontare tutto, guadare e risalire un pendio. Inoltre, non ci sarebbe riparo per gli autisti. Scendiamo ancora di un paio di chilometri fino alle quattro casupole che formano il villaggio e ci fermiamo presso la tea-house. Questo è un lungo edificio prospiciente la strada ed il tetto consiste in un'ampia terrazza che termina contro il pendio. Ci accampiamo un po' lontano dal camino, ma non tutti piantano la tenda, dormiamo alla belle etoile, ne vale la pena anche se qualche cane e un vitello vagano fra noi sul tetto. La cena è stata laboriosa perché preparare un piatto di riso e vegetali per una quarantina di persone ha sconvolto l'oste, esperienza che si ripeterà in molti altri villaggi dove raramente vedono dei turisti. Per molte ore ancora sento passare e fermarsi camion che ripartiranno verso le tre in direzione opposta la nostra. Cena: totale 125 rupie e una rupia il tè alla mattina. Non chiedono nulla per il dormire.
(1) The Story of the Malakand Field Force: An Episode of Frontier War scritto nel 1898 da Winston Churchill; è stata la sua prima opera di saggistica. Il libro descrive una campagna militare dell'esercito britannico sulla frontiera nord-occidentale (ora Pakistan occidentale e Afghanistan orientale) nel 1897. è dedicato al generale Bindon Blood La storia della campagna e della partecipazione di Churchill è raccontata in Churchill's First War: Young Winston and the Fight Against the Taleban di Con Coughlin uscito nel 2013 (2) Anche charpai, charpaya, khat o manji; hindi : चारपाई, urdu: چارپائی; char "quattro" e paya "andare a piedi")
|