Shoni est - Turbutu - 12 agosto
Giornata di oggi è stata lunga e pesante, con sei ore di cammino escluse le soste. Dal villaggio siamo partiti dopo l'altro gruppo, seguendo il torrente che si incanala stretto tra i due pendii. A destra possiamo vedere la cresta che in parte è stata risalita ieri mattina, dai primi arrivati al Diantar pass. Scendendo, la gola si stringe e anche i portatori che camminano lungo il greto, devono risalire sul sentiero. Prima di quello che pensiamo sia Bar, ci fermiamo a riposare davanti a un cancelletto che sbarra la strada agli armenti. Il nostro grande errore, a questo punto, è dovuto all'incomprensione che aleggia tra noi e portatori, e sulla mia indecisione. Siamo tutti convinti di essere a Bar e, poiché a Bar a Chalt si arriva in giornata, partiamo al galoppo lungo la valle. I portatori e le guide non sanno dirci dove siamo e le carte al 250.000 ci confondono le idee. Sauro e Gianna decidono di risalire la valle verso i pascoli, anche se a guardare bene sembra che essa termini presto dopo un paio di chilometri mentre, leggendo la mappa, dovrebbe essere lunga una decina, Continuiamo a scendere dopo questo villaggio che sembra abbandonato, forse la gente e nei pascoli alti. Neppure il gruppo trekking di pakistani che abbiamo raggiunto sa dirci esattamente dove siamo Diantar (?) 3100 m. (01:00 uno e 30).. Continuiamo a scendere, qui la valle e larga circa 500 metri, bisogna portarsi sulla sinistra orografica facendo attenzione a non sorpassare il (perché dopo non ce ne sono più di raggiungibili. 02h). Dopo circa un'ora di cammino, presso un un villaggio, incontriamo alcuni dei geografi del Geological Survey of Pakistan (GSP). Hanno delle carte con quote e fiumi, ricavate dalle fotogrammetrie aeree ed ora stanno completandole con ghiacciai, nevai, sentieri e villaggi- Con il loro aiuto capisco, assieme a Waly che fa l'interprete, che conoscono la valle solo fino a quel punto, e infatti siamo noi a mostrare loro dov'è il Passo Diantar. A questo punto convinco il portatore che ci siamo portati dal PTDC a tornare indietro e cercare Gianna e Sauro. (3h30'). Mi carico il suo zaino e via giù, verso il basso a raggiungere il gruppo. La valle è in questo tratto ricca di campi e pascoli, mentre il lato sud è arido e ripido. Sostiamo verso 12:00 presso una grotta con una cascatella. Poi affrontiamo l'ultima discesa nella gola polverosa che chiude la valle. Così finisce la valle di Diantar (o meglio, inizia) e sbuchiamo sopra il torrente Boladas. Sotto di noi un villaggetto. Attraversiamo il torrente Diantar presso i piloni di un ponte in costruzione che dietro la scuola. Qui non c'è acqua e attraversiamo il villaggio. Dopo lunghe discussioni capiamo di essere a Torbuto Das che forse, secondo alcuni abitanti che parlano un po' di inglese, potrebbe dire Bar Basso. Il villaggio è alla confluenza fra due torrenti e su un pianoro alluvionale, incassato sotto le pareti, ma reso fertile dall'acqua di un paio di acquedotti. Raggiungiamo il Karakorum 1 che, avendo trovato una jeep è preso dalla frenesia di “arrivare a casa”. Ora tutti vogliono vedere gli Hunza. Gli abitanti di questo villaggio che sono simili agli Hunza, dichiarano fieramente di non essere Hunzakut. E allora? Bisogna portare pazienza! Fortunatamente esiste solo una Jeep, che chiede prezzi stupidamente esorbitanti per salire a Bar (2000 rupie) ed è già sera quando parte con il secondo gruppo del Karakorum 1. Ci siamo accampati sotto il villaggio, approfittiamo dello stupendo tramonto per fotografare il Rakaposhi. Ai portatori compriamo due galline e così sono molto contenti. Anche il mio gruppo cede un po’. La maggioranza vorrebbe scendere subito, all'alba di domattina. Concludiamo che qualcuno sale a Bar e cerca di raggiungerci a Chalt o Hunza. Compriamo uova e cipolle e cuciniamo il nostro ultimo minestrone. Ancora qualche chiacchiera al buio, poi tutti in tenda.
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