Rombur - Acholgol - 3 agosto
Il manager ci presenta i portatori, ma costoro rifiutano di arrivare ad Acholgah Goh attraverso il monte. Sostengono che il cammino è impraticabile. Oppure trovano più facile e più logico seguire la strada delle jeep, non lo sapremo mai. Mentre si avviano, andiamo a visitare il cimitero con tre statue recenti ed una tomba, più in là c'è quella di un bimbo. Qui a Rombur i morti vengono inumati senza bara, al contrario di Bumburet. Partiamo quindi per questo primo pezzo di due tratte. Scendiamo lungo la strada della Jeep ripercorrendo la valle del fiume Rombur per circa un'ora e mezza, lasciando alle spalle i villaggi di Balumgram e di Kalashgram. Questo tratto di circa quattro miglia non è in forte pendenza. Sulla nostra destra, che è anche la destra orografica, sono numerosi pascoli di campi. Sorpassato il pendio dove c'è stato mostrato il cimitero, incontriamo numerose case sparse punto ma non sono abitazioni di kalash o meglio sono tutti kafiri ormai convertiti all'Islam. Qua e là rimane ancora qualche nucleo di “infedeli” e sono subito individuabili per i costumi tuttora indossati dalle donne, perché gli uomini portano tutti il baschetto pashtun ed indossano il camicione dello shalwar kamic. Giungiamo così al ponte sulla confluenza tra il torrente Rumbur e il torrente Acholgah. Gah o gol significa torrente o valle. Al bivio risiede una famiglia kalash, con la piccola casa fortino, sormontata da un altissimo noce il quale, sorpresa!, e avviluppata e avviluppato da una vite ed è uno strano spettacolo vedere i pampini avvilupparsi a quindici metri da terra (1h30'). Come la valle di Ronbur, anche Acholgah presenta un imboccatura arida, stretta che non fa presagire i campi verdi che si aprono più a monte, così anche questa valletta laterale presenta una gola solcata da un torrente che attraversiamo su un ponte formato con due soli tronchi. Più avanti ci riportiamo sulla sinistra orografica ed il sentiero si tiene in costa salendo e scendendo lungo la riva, talvolta camminiamo all'altezza delle acque, altre ci portiamo bene in alto sulla ripida scarpata. Scorgiamo uomini al lavoro sul torrente che sfruttano l'acqua per far scendere a valle alcune decine di tronchi; poi giungiamo ad una malga sulla cui aia un ragazzino muove in cerchia quattro buoi per sgranare il raccolto (1h). In realtà l'aia è il tetto di una casa...
Ridiscendendo possiamo scorgere sul dirupo posto un uomo che, tutto solo, sta costruendo una cengia artificiale sulla puoi sulla quale poi scorrerà un acquedotto. Impugna un lungo bastone, o forse una sbarra di ferro con la quale smuove le rocce che precipitano nel torrente alzando nuvolette di polvere. Credo che possiamo prendere ad esempio di come gli abitanti di questi luoghi continuino una lotta (dura e senza paura) con la montagna per strapparle ogni angolo e renderlo fertile. Ci fermiao per un pic nic e un anziano ci prepara il tè. Con nostro stupore lo fa bollire per crca venti minuti. Ad un attraversamento del torrente, fatto a guado, qualcuno si ferma a fare il bagno, ma i portatori vogliono proseguire. Non ci intendiamo. Accennano al sole e dalla pioggia. Un'altra sosta in un villaggio molto piccolo. Sono kalash ed incontriamo uomini armati. Dicono di essere della polizia di confine. Possibilissimo perché l'Afghanistan è vicinissimo e, guardando la carta, dovremmo essere i bordi della fascia di 10 km vietata agli stranieri. Ancora due ponticelli e siamo nel villaggio kafiro più ampio della valle: sette case sparse qua e là dove la valle si fa più dolce (5h). Due vallette laterali portano a Rombur (quella che volevamo percorrere)ed a Bumburet. Lungo il percorso non vi è problema d'acqua, un problema è la toponomastica perché qui tutto è Acholgah… Ci accampiamo sul tetto di una casa, ogni spazio attorno è coltivato intensamente. Visitiamo un mulino orizzontale, il primo che vedo a cielo aperto. Tre anni fa, vicino a padum, eravamo accampato accanto ad una serie di mulini chiusi in piccoli edifici di sassi, ma non mi ero incuriosito. Era il mio primo viaggio extraeuropeo e tutto era sorprendente, già il solo fatto di essere lì destava sorpresa e - talvolta - smarrimento. La sera scorre tranquilla, con i portatori che preparano le loro carne ed i chapati, con i ragazzini del villaggio che vengono a mostrare le loro fionde e gli archi e con noi che cuciniamo i nostri cibi occidentali. Dormiamo in parte in tenda, in parte sotto le stelle. Siamo a nanna alle 19:30 ed alle 21 una sorpresa: a dire il vero avevo notato due luci sulla collina e di portatori era in agitazione, andavano dalla nostra casupola ad un'altra lontana un centinaio di metri. Avevo pensato a qualche straniero, poiché i locali non usano certo una torcia elettrica su sentieri che conoscono bene al chiarore delle stelle. Ed ecco arrivare Marco Aime e Umberto Bernardi. Provengono da Birir. Hanno lasciato il gruppo a Bumburet e sono venuti qui con altre quattro ore di cammino. Il percorso di questa giornata è riportato in Pakistan Guida Vissuta con il titolo Nella valle di Acholgah attribuito ad Andrea Perino.
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